domenica 6 marzo 2011

Care ragazze e cari ragazzi,




sta per arrivare la ricorrenza dell’OTTO MARZO. Nella nostra società attuale essa si è trasformata in un momento per dare sfogo alle “manie consumistiche”. Raccogliamo pure un ramoscello di mimosa o accettiamolo,ma ricordiamo le origini della festa, perché essa diventi spunto per il progresso individuale e collettivo di tutti. L’ OTTO MARZO del 1908 le 129 operaie di un’industria tessile di New York scioperarono contro le loro terribili condizioni di lavoro. Il proprietario dell’azienda fece appiccare l’incendio e le operaie  morirono tutte bruciate all’interno della struttura.  Rispettiamo quelle persone  morte nella difesa della loro dignità di donne e di lavoratrici, ma rispettiamo anche tutte le donne che incontriamo o che incontreremo lungo il cammino della vita.
Mi rivolgo a voi, giovani donne in fiore, che incontro ogni giorno tra i banchi: affrontate le sfide grandi e piccole dell’esistenza a testa alta, siate consapevoli delle vostre qualità, siate orgogliose delle vostre peculiarità e sempre pronte ad offrire un personale contributo al miglioramento del mondo che vi circonda.
AUGURI!
Ballata delle donne
Quando ci penso, che il tempo è passato,
le vecchie madri che ci hanno portato,
poi le ragazze, che furono amore,
e poi le mogli e le figlie e le nuore,
femmina penso, se penso una gioia:
pensarci il maschio, ci penso la noia.

Quando ci penso, che il tempo è venuto,
la partigiana che qui ha combattuto,
quella colpita, ferita una volta,
e quella morta, che abbiamo sepolta,
femmina penso, se penso la pace:
pensarci il maschio, pensare non piace.

Quando ci penso, che il tempo ritorna,
che arriva il giorno che il giorno raggiorna,
penso che è culla una pancia di donna,
e casa è pancia che tiene una gonna,
e pancia è cassa, che viene al finire,
che arriva il giorno che si va a dormire.

Perché la donna non è cielo, è terra
carne di terra che non vuole guerra:
è questa terra, che io fui seminato,
vita ho vissuto che dentro ho piantato,
qui cerco il caldo che il cuore ci sente,
la lunga notte che divento niente.

Femmina penso, se penso l'umano
la mia compagna, ti prendo per mano.

Edoardo Sanguineti

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