giovedì 23 dicembre 2010

SULLE DIFFERENZE…



Il dromedario e il cammello

Una volta un dromedario,
incontrando un cammello,
gli disse: - Ti compiango,
carissimo fratello;
 
saresti un dromedario
magnifico anche tu
se solo non avessi
 quella brutta gobba in più.

Il cammello gli rispose:
- Mi hai rubato la parola.
E' una sfortuna per te
avere una gobba sola.

Ti manca poco ad essere
un cammello perfetto:
con te la natura
ha sbagliato per difetto.

La bizzarra querela
durò tutto una mattina.
In un canto ad ascoltare
stava un vecchio beduino

e tra sé, intanto, pensava:
-Poveretti tutti e due,
ognun trova belle
soltanto le gobbe sue.

Così spesso ragiona
al mondo tanta gente
che trova sbagliato
ciò che è solo differente.

                            G. Rodari

G. Rodari, “Filastrocche lunghe e corte”, Editori Riuniti, Roma.

giovedì 16 dicembre 2010



IL DOLCE DI NATALE.

Il dolce di Natale più buono che ci sia
si prepara in famiglia, in pace e così sia!
Si prende una misura ben colma di pazienza,
di gentilezza un pugno, molta condiscendenza,
si aggiungono all’insieme comprensione e buon cuore,
si unisce un pizzico di dolcissimo amore;
astuzia e tenerezza non possono mancare,
danno un tocco saporito, molto particolare
e infine l’allegria in grande quantità:
si cuoce lentamente, una vera bontà.



lunedì 13 dicembre 2010

Gandhi

SULLE ORME DELLA “GRANDE ANIMA”.

La non violenza è la suprema virtù del coraggio.
La sua pratica richiede molto più coraggio che l’uso della violenza.

Gandhi ~

Scopri l'amore

Prendi un sorriso,
regalalo a chi non l'ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole,
fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente,
fa bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima,
posala sul volto di chi non ha pianto.
Prendi il coraggio,
mettilo nell'animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita,
raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza,
e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà
e donala a chi non sa donare.
Scopri l'amore,
e fallo conoscere al mondo.

 Gandhi
~

martedì 7 dicembre 2010

A PROPOSITO DI EMIGRAZIONE…


 


A PROPOSITO DI EMIGRAZIONE…

La seguente poesia è stata scritta da Vincente Gerbasi, figlio di genitori emigrati da un paesino vicino alla città di Salerno fino al lontano Venezuela. Il testo offre uno spunto di riflessione sul continuo contrasto che caratterizza l’animo degli emigranti: il contrasto tra la voglia di partire alla ricerca di una vita migliore ed il rimpianto della terra natale, dei propri affetti, delle gioie vissute in patria. Un viaggio da e verso l’ignoto del futuro, che attrae e spaventa. Andare avanti o restare indietro, nel proprio piccolo, ma noto universo?Aprire le porte o lasciarle chiuse con il loro aspetto rassicurante?Il sentimento preponderante in queste righe è comunque la nostalgia.

Per sentirla dentro non importa da dove si parta o dove si tenti di arrivare tra mille insidie: la nostalgia è un universale sentimento indissolubilmente legato alla lontananza, più ancora del timore o del desiderio che pure fanno sempre parte del bagaglio.

Mio padre, l’emigrante.



                              
V. Gerbasi, in “Corriere della sera”, 9 dicembre 2000, trad. D. Puccini
Riprodotta da “La bottega della fantasia”, P. Albonico, G. Conca, M. Singuaroli, Vol. II, Archimede Edizioni.


A proposito del tema in esame, si consiglia la lettura del libro di Melania Mazzucco intitolato “Vita”: una commovente storia d’emigrazione all’alba del Novecento, verso la terra dove, da sempre, si possono realizzare i sogni: gli Stati Uniti d’America.

Oggi


sabato 4 dicembre 2010

ESERCIZI


Cari ragazzi,

come d’accordo, andate su GRAMFLASH nello stesso modo già utilizzato in classe per svolgere singolarmente gli esercizi ENTRO E NON OLRE IL 10 DICEMBRE.





                                                         GRUPPO 1

 COMPOSTO DAGLI ALLIEVI 8,11, 12, 13, 14, 18, 21, 22, 23.

ESEGUA L’ALBERO 0.



GRUPPO 2

  COMPOSTO DAGLI ALLIEVI 1,2,4, 7, 17, 24

          ESEGUA L’ALBERO 1 FINO ALLA SECONDA TAPPA INCLUSA.





                                                       GRUPPO 3

COMPOSTO DAGLI ALLIEVI 3, 5, 6, 9, 10, 15, 16, 19, 20, 25

ESEGUA L’ALBERO 2 FINO ALLA SECONDA TAPPA INCLUSA .



BUON   LAVORO!



La Professoressa di Lettere.

giovedì 2 dicembre 2010

COME ERAVAMO…



COME ERAVAMO…
A partire dagli anni della “Belle Epoque” le donne cominciano a reclamare un ruolo sociale che non le releghi soltanto tra le mura domestiche,iniziano a prendere coscienza dei propri diritti, a reclamare il voto ed il lavoro per dimostrare le proprie capacità e dare il loro personale contributo alla società.
Per effetto della seconda rivoluzione industriale, le donne  trovano un’occupazione soprattutto nel settore dei servizi; la maggiore parte del corpo docente è costituito da donne. Vengono allo scoperto le prime figure intellettuali, come pure le mondine e le operaie nelle fabbriche. E’ innegabile il contributo femminile all’economia durante gli anni del primo conflitto mondiale in sostituzione degli uomini impegnati a combattere. Sono indimenticabili le crocerossine al fronte.
Una denuncia della pesante subalternità femminile dal quale lentamente si cerca di uscire è contenuta nella biografia della scrittrice Sibilla Aleramo   intitolata “Una donna”e risalente addirittura al 1906.
I primi passi dell’emancipazione femminile segnano un forte avvicinamento a modelli di comportamento e d’indipendenza maschili. Questo fenomeno è evidente anche nell’abbigliamento. I grandi magazzini, presenti soprattutto nelle città, offrono abiti a prezzi inferiori rispetto alle sartorie. A partire dagli anni della guerra,  paillettes, guanti e lustrini da gran sera, non sono più oggetti del desiderio per mettere in risalto le forme o la condizione sociale.
Le più eleganti ragazze  borghesi che vivono nel periodo postbellico usano le loro qualità per emergere, vestono “alla maschietta”, portano capelli corti e frangia. Il loro cappello non è più troppo decorato con veli e piume, ma è “a cloche”. Le gonne abbassano le cinture sui fianchi, sono ormai lontani gli abiti “stile impero”. Gli orli si accorciano  fino al ginocchio e le gonne si lasciano scorrere dritte, “a canna di fucile”.
L’opinione pubblica rimane talvolta scandalizzata come pure i cattolici particolarmente osservanti e ancora legati all’immagine di una donna remissiva anche nel modo di abbigliarsi in pubblico. Le fanciulle si mostrano sempre più sicure e spigliate. Non è più una novità vederle truccarsi con un bel rossetto rosso o fumare.