venerdì 25 febbraio 2011

IL “NEW DEAL” DI FRANKLIN DELANO ROOSWELT.




“O SI LAVORA O SI SOGNA. QUELLI CHE VOGLIONO DAVVERO UNA COSA LAVORANO FINCHE’ NON L’HANNO OTTENUTA. E’ IL CORAGGIO CHE FA LA FORTUNA”.

sabato 12 febbraio 2011

EEDITH STEIN: QUANDO LA LEGGE SOFFOCA IL PENSIERO.





Edith Stein, filosofa di origine ebraica, è solo uno dei tanti esempi di personaggi illustri della cultura che subirono gli effetti delle leggi razziali tedesche: la ricordiamo anche tra le vittime del campo di sterminio di Auschwitz. La sua figura è giunta all’onore degli altari ed è compatrona d’Europa, con il nome di Santa Teresa Benedetta della Croce, assunto dopo la sua conversione al cattolicesimo e l’assunzione dei voti religiosi. La sua festa si celebra il 9 agosto. Proprio il 9 agosto del 1942 Edith morì dopo una delle selezioni ad Auschwitz.
Alla sua storia è stato dedicato il film intitolato “La settima stanza”della regista Marta Meszaros, premiato alla cinquantaduesima Mostra del Cinema di Venezia nel 1995.

martedì 8 febbraio 2011

E S P E R A N T O



5 FEBBRAIO 2011- INCONTRO CON L’ESPERANTO:LA LINGUA CHE VUOLE ABBRACCIARE IL MONDO.

Sabato cinque febbraio ho avuto il piacere di rispondere positivamente all’invito del Professor Antonio De Cristofaro e di accompagnare i ragazzi della classe terza al loro incontro con l’Esperanto. Già consapevoli della sua esistenza e della sua definizione, gli allievi si sono docilmente lasciati prendere per mano, alla più profonda esplorazione di questa lingua che persegue l’ambizioso obiettivo di abbracciare il mondo abbattendone le barriere linguistiche. Ad oltre cento anni dalla nascita di questa lingua transnazionale, aumenta continuamente il numero di uomini e donne che, nel mondo, ne condividono il patrimonio.
Altrettanti sono però i pregiudizi che la circondano: considerarla al pari di un’altra qualsiasi lingua seconda, addossarle la colpa di sminuire le lingue nazionali. Nulla può dirsi più lontano dal vero: l’interesse dimostrato dai giovani del nostro Istituto Omnicomprensivo, nonché la spontanea ed istintiva adesione all’ideale etico che ne sorregge la diffusione,  ne dimostrano la validità. L’Esperanto è già, ma può diventare sempre di più uno strumento di conoscenza reciproca tra i popoli, una fonte di arricchimento culturale e sociale, un elemento che può accomunare gli uomini, che può farli riconoscere tutti come appartenenti all’unica ed universale famiglia umana.
In una società sempre più multietnica, globalizzata e caratterizzata da significativi flussi migratori, è necessario trovare punti d’incontro tra persone che hanno bisogno di convivere, di comprendere i rispettivi bisogni, di scoprirsi fratelli, di rispondere negativamente a chi vede in questi cambiamenti storici e sociali una minaccia per la pace.
 Il miglior sistema per farlo non è forse il ricorso ad una lingua che affonda le proprie radici in molte altre lingue, rispettandole tutte? Si tratta, infatti, di una lingua unica nella sua molteplicità, figlia e prodotto di mille sfumature, come lo è ogni Uomo.
Che fare in un’epoca in cui è più facile radicare fondamentalismi che costruire ponti di conoscenza e solidarietà, in un periodo in cui le controversie internazionali o personali paiono difficili da risolvere, spesso a causa di semplici luoghi comuni oppure di ancor più grave “pigrizia diplomatica”? Dire no in ogni modo a questo modus operandi. I giovani sono il futuro della terra e non possono rimanere passivi, come talvolta si tende a considerarli. Essi saranno gli uomini e le donne del domani,  che oggi però risultano imbevuti di cultura dell’apparire più che dell’essere, di molteplici forme di violenza che applicano o che vedono senza neppure considerarle tali.
Tuttavia non si può generalizzare, perché i ragazzi sono anche coloro che più di tutti gli altri hanno fame di un futuro migliore. Tra le mura di una scuola si è cercato di far vedere loro un’alternativa ai modelli che oggi sembrano dominanti:l’egoismo, l’individualismo, la chiusura nei confronti dell’altro. Si è tentato di mostrare ed aprire una possibile finestra sull’essenza del cuore umano, attraverso la “lingua che spera”, come loro sperano.

L’insegnante

Antonella Iantomasi

ALCUNE OSSERVAZIONI DEI RAGAZZI:

“Esperanto permette di comunicare senza discriminazioni ed è indipendente dai poteri politici ed economici. Esso appartiene a tutti.” ARIANNA

“Dante fu il primo a pensare che l’Esperanto fosse una lingua possibile. Molte associazioni politiche, religiose e scientifiche usano l’Esperanto per coltivare le loro relazioni internazionali, ma esso viene sfruttato anche per facilitare le relazioni interpersonali tra parlanti di differenti lingue materne. “ M. LAURA

“l’Esperanto vuole abbattere la logica della supremazia  della lingua del più forte ed offrire la possibilità di conoscere le altre culture. Proprio per questo l’Esperanto si può definire una lingua ponte. […]Lo spirito degli esperantisti è quello di favorire l’incontro e lo scambio culturali. […]Queste conferenze si dovrebbero organizzare più spesso affinché i ragazzi capiscano tutti quanto sia importante l’incontro e lo scambio tra diverse comunità ed in questo caso, tra allievi di differenti fasce d’età. […]Credo che bisognerebbe promuovere questa lingua e mi auguro che essa diventi una speranza di convivenza per l’intera società umana. “  LUCIACONCETTA

“L’ Esperanto può essere utile per il futuro di ciascuno di noi”.
                                    GIANLUIGI
“Spero che, in futuro, i parlanti di Esperanto diventeranno molti di più degli attuali 3 milioni”.                        LORENZO T.

“Per me imparare nuove lingue è come varcare nuovi mondi bellissimi”.
                                               PAOLA
“A me l’Esperanto sembra molto interessante e mi piacerebbe impararlo”. TERESA

“Trovo che l’Esperanto sia una lingua utile e che potrebbe essere impiegata in vari settori”.
                                            GIUSEPPE
“Penso che l’Esperanto sia molto importante e molto aperto, perché non “scarta” nessuno. Esso permette di comunicare “alla pari”, evitando qualsiasi discriminazione”. ANNA

“L’Esperanto è interessante perché la sua struttura funziona come il gioco delle costruzioni”.
                             FRANCESCO

“Se tutti imparassimo l’Esperanto, non ci sarebbe più nessun problema legato alla diversità di lingue, ci sarebbe, invece, più comunicazione tra i popoli e ciascuno potrebbe esprimere le proprie opinioni trovando nell’altro una più immediata comprensione”. MELISSA